Friday, November 20, 2009

Musei e Oratori di Contrada: il Drago

L’area dove sorge l’Oratorio della Contrada del Drago è uno dei territori più disastrati di Siena dal punto di vista urbanistico; basti pensare che le scale che portano all’Oratorio sono state fatte nel 1903 per via dello sbassamento effettuato in quello che nel Medioevo era il castellare della famiglia Malavolti, oggi Piazza Matteotti, ed il cui piano era a livello dell’ingresso dell’Oratorio.

In questa area c’erano due conventi di clausura, uno di Cappuccine al posto dell’attuale Palazzo delle Poste e Telegrafi e un altro in Via del Paradiso e proprio la Chiesa Esterna di quest’ultimo fu assegnata alla Contrada del Drago nel 1787, al momento della soppressione del Convento. All’interno dell’Oratorio nelle pareti laterali dell’altare, in alto, si possono vedere delle grate dorate da dove le suore potevano seguire le funzioni e non essere viste dai fedeli.

Prima di questa chiesa la Contrada del Drago era ospite della chiesa della Compagnia di San Domenico in Camporegio la quale in cambio esigeva la consegna del drappellone di ogni Palio vinto e così fu fino al Palio del 2 luglio 1738 quando i dragaioli si rifiutarono di consegnare il drappellone creando dei dissapori che li costrinse a cercarsi un’altra sede.

Del complesso monastico l’Oratorio eredita la Madonna della Tegola, esposta sull’altare, dipinta proprio su una tegola da autore sconosciuto del ‘600. Secondo la tradizione accadde che una suora in grande occorrenza si raccomandasse alla Vergine perché la facesse guarire e la Vergine le apparse sul tetto.

Altre opere presenti ed eseguite da autori senesi:

- altare maggiore: Pietà di Francesco Rustici, detto il Rustichino, e Vincenzo Rustici nel ‘600
- altare di destra: Miracolo avvenuto a Soriano Calabro di Rutilio Manetti nel ‘600
- altare di sinistra: Matrimonio mistico di Santa Caterina da Siena di Raffaello Vanni nel ‘600
- busto in terracotta di Santa Caterina da Siena di Lorenzo di Mariano detto il Marrina nel ‘500
- figura intera di Madonna in terracotta di Lorenzo di Mariano detto il Marrina nel ‘500
- Angelo in legno intagliato e dorato che regge un leggio eseguito nel 1721 da Giovan Battista Campano
- bozzetto per una porta del Vaticano eseguita da Vico Consorti: non venne mai eseguito questo bozzetto che gli eredi hanno regalato alla Contrada; ma in cambio l’autore eseguì la Porta Santa della Basilica di San Pietro nel 1949

Dall’Oratorio la guida ci ha portato in Sagrestia dove, mostrandoci un arredo sacro di stoffa del ‘700, ci ha raccontato che un tempo il Palio era un pezzo di stoffa ricamato. Il Palio vinto poi poteva essere utilizzato per gli arredi sacri. Successivamente il Palio diventò un piatto d’argento del valore di 40 talleri e poteva succedere che, come effettivamente è accaduto da quanto ci ha riferito la guida, questo venisse fuso per realizzare una croce processionale. A quel punto però si perdevano le tracce del piatto.

In Sagrestia sono conservate numerose pianete ricamate fra le quali è da segnalare quella ricamata in oro zecchino e donata alla contrada nel 1916 da un Protettore del Drago diventato Papa con il nome di Benedetto XV.

La nostra guida ci ha raccontato che nel 1889 vennero ridisegnati gli stemmi di tutte le contrade e ciò è documentato dalla concessione di Umberto I incorniciata in Sagrestia.

Sempre in Sagrestia è custodito un paliotto ligneo dorato eseguito nel 1844 da Antonio Manetti. La scena centrale rappresenta la Comunione di Santa Caterina. Ci sono molte figure tra le quali tanti draghi dappertutto. La guida con una certa commozione ci ha raccontato che l’autore non ha avuto una sorte felice; infatti il Manetti era capo mastro del Museo dell’Opera di Siena. Quando finì il suo incarico si mise in urto con il successore il quale gli bloccò qualsiasi committenza costringendolo a lavorare in un mobilificio a Livorno. Morì poverissimo.

Infine quattro ‘staggioli’ (porta ceri) processionali e dei festoni in legno che venivano messi fuori dalla Chiesa in occasione delle festività.

Finita la visita nell’Oratorio scendendo le scale siamo andati nel Museo della Contrada dove si trova la Sala delle Vittorie con tutti i drappelloni vinti dalla Contrada del Drago e dove ci aspettava un’altra guida, Maurizio, il quale ci ha raccontato che il palio ‘alla tonda’ così come viene corso oggi a Siena in Piazza del Campo risale al ‘600.

Il Palio, inteso come semplice corsa di cavalli, veniva corso anche in altre città durante il Medioevo e così anche a Siena ogni anno il 15 agosto in coincidenza con la festa della Repubblica si correva un Palio più paragonabile ad una corsa ippica alla quale partecipavano tra l’altro solo i nobili e non le Contrade con un percorso ‘alla lunga’ e cioè rettilineo da Porta Romana al Duomo.

Nel ‘600 le Contrade cominciarono a organizzare un Palio annuale alla tonda dedicato alla Visitazione di Maria quindi da correre il 2 di luglio e questo perché in questo modo tutti avrebbero potuto seguire la corsa dall’inizio alla fine. Chi vinceva questo Palio organizzava a proprie spese un Palio per il 16 agosto per festeggiare la vittoria riportata a luglio, fermo restando il Palio istituzionale del 15 di agosto. Dall’800 in poi il Comune si accollò le spese anche del Palio del 16 agosto.

Per quanto riguarda l’iconografia dei drappelloni all’inizio e fino a tutto l’800 era sempre uguale; infatti ritroviamo le stesse figure, la Madonna, gli stemmi dei tre deputati della festa e i simboli delle contrada quasi fossero stati fatti con lo stampino. Il primo Palio del ‘900 determinò un cambio di rotta nello stile; si vedono infatti i primi drappelloni in stile liberty. All’inizio degli anni ’60 il Palio segue la pittura moderna.

Tra i drappelloni presenti nella Sala una attenzione particolare merita quello straordinario corso il 20 agosto 1945 per celebrare la fine della seconda guerra mondiale e chiamato Palio della Pace. In realtà tutt’altro che in un clima di ‘pace’ arrivò la vittoria per il Drago in quanto il Bruco, a digiuno di vittoria da 33 anni, oltre a poter contare su un buon cavallo e un buon fantino era riuscito a ‘comprare’ la Piazza per assicurarsi la vittoria. Fu una mossa un po’ concitata in cui per ben due volte la Tartuca era partita per prima ed il mossiere aveva invalidato la partenza provocando un forte malcontento in questa contrada tanto da portarla a decidere di abbandonare la corsa. Rimasero quindi in nove. Quando la partenza fu finalmente valida il Bruco fu subito in testa ma tra tutte le contrade il Drago non rispettò i patti e alla fine vinse il Palio ma il tempo dei festeggiamenti durò poco perché la rabbia dei brucaioli esplose in un attimo travolgendo anche il drappellone che fu spezzato in mille pezzi. Ci volle del tempo perché la calma tornasse. Il Bruco tra l’altro dovette far ridipingere a sue spese il drappellone e, ed è qui la particolarità di questo Palio, l’autore lo rifece uguale all’originale ad eccezione di una piccola ma significativa variante: in bocca al drago disegnò un piccolo bruco…

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scritto da Amina

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