Tuesday, November 17, 2009

Musei e Oratori di Contrada: il Bruco

Altro nipote, fratello di quello a cui ho fatto cenno in un precedente post, altra contrada: il Bruco.

Ebbene si, a Siena succede anche questo che in una famiglia non tutti appartengano alla stessa contrada.

Anche a Borgo Grondaie succede, nel senso che i tre fratelli proprietari dell’albergo sono di tre diverse contrade: Roberto è dell’Onda, Dino è della Tartuca e Marcello è della Torre!

L’Oratorio della Contrada del Bruco intitolata al Santissimo Nome di Gesù colpisce subito per la sua posizioni quasi ad incastro tra le case degli abitanti di quella che è il cuore della Contrada e cioè Via del Comune.

L’Oratorio fu costruito a metà del ‘600 per volontà degli stessi contradaioli i quali fino a quel momento, come la maggior parte delle Contrade, avevano usufruito dell’ospitalità di altre Chiese per i loro raduni.

Le risorse finanziarie non erano floride all’epoca per cui i contradaioli chiesero aiuto alle consorelle e, tra queste, dell’Oca si ha testimonianza scritta di un dono significativo. Si legge infatti che da Fontebranda partì verso il territorio della contrada del Bruco un corteo di 81 asini carichi di mattoni con a capo un’oca viva in modo che fosse facilmente riconoscibile il mittente di tale dono. Negli anni, ci ha raccontato la guida, si è persa questa alleanza.

L’interno dell’Oratorio è semplice ma molto dignitoso anche perché custodisce l’opera più antica e di valore presente in un oratorio di contrada e cioè la Madonna della Disciplina Maggiore eseguita dal pittore senese Luca di Tommé nel 1370 e donata alla Contrada dalla famiglia Pacciani, del Bruco, a fine del ‘600.

Il dipinto è particolarmente caro alla contrada del Bruco perché l’anno in cui fu eseguita, il 1370, è legato ad un evento storico di quell’epoca e cioè alla rivolta cappeggiata da Barbicone da parte dei lavoratori del bruco per motivi, diremo oggi, sindacali. Questi fecero delle richieste al Governo per avere dei benefici ma il Governo non fece loro alcuna concessione. I sobillatori furono quindi incarcerati ma durante la notte vennero liberati e Barbicone buttò giù da una delle finestre che affaccia su Piazza del Mercato uno dei governanti. Scene di queste sommossa sono state riportate in un affresco presente nel museo della Contrada, compresa la scena di Barbicone che butta giù dalla finestra uno dei governanti ma… sicuramente per dare maggiore autorevolezza alla scena… è stata rappresentata Piazza del Campo al di là della finestra e non Piazza del Mercato!

Ancora a proposito della Madonna la guida ci ha raccontato che un mese fa, nonostante i brucaioli siano stati criticati da molti per questa decisione un po’ sventata considerato il valore dell’opera, la tavola è stata portata da Papa Benedetto XVI affinché la benedisse. E’ successo che il Papa ha pensato per un attimo che fosse un dono per lui…

Ai lati dell’altare ci sono delle bandiere dell’800 e la guida ci ha fatto notare come il colore azzurro che caratterizza le bandiere di oggi in queste più antiche sia invece rappresentato da un celeste molto chiaro; questo perché nei secoli le sfumature dei colori sono cambiate.

Altre opere presenti nell’Oratorio ed eseguite nella seconda metà del ‘700:

- San Bernardino, di Giuseppe Nasini
- Santa Caterina, di Giuseppe Nasini
- Circoncisione di Gesù, di Dionisio Montorselli
- Adorazione dei Magi, di Dionisio Montorselli

Quest’ultimo autore ha eseguito molte tele per i diversi Oratori di Contrada a Siena. Il suo stile non è originale ma dimostra una conoscenza approfondita dei suoi colleghi del passato come possiamo notare nel particolare dei piedi della figura che è in primo piano nella Circoncisione di Gesù, chiaro richiamo ad un soggetto simile nella Madonna dei Pellegrini del Caravaggio che si trova nella Chiesa di Sant’Agostino a Roma (oggi per la verità si trova in mostra nella Galleria Borghese) oppure nella torsione del corpo di forte richiamo michelangiolesco di altra figura presente nello stesso quadro.

Nella volta centrale è raffigurato il Trionfo dello Spirito Santo di anonimo senese del ‘700.

L’organo è stato acquistato dalla Contrada del Drago nel ‘600.

La guida ci ha ricordato che durante i giorni del Palio il cavallo andato in sorte alla Contrada viene portato all’interno dell’Oratorio, di fronte all’altare (per l’occasione viene messa una piattaforma di gomma per terra in modo che il cavallo non scivoli) dove ad attenderlo c’è il Correttore (il sacerdote della Contrada) per la benedizione. Ci sono una serie di rituali fissi che accompagnano questo momento tra i quali l’accostamento alla guancia del cavallo per mano del Correttore della reliquia custodita in Sagrestia e la frase di incitamento che questi rivolge proprio al cavallo ‘Vai, e torna vincitore!’.

Ai lati dell’altare ci sono due colonne stuccate a effetto tali da sembrare di marmo senese anche se così non è… troppo costoso…

Dall’Oratorio la guida ci ha portato nella Sagrestia dove ci ha fatto notare il reliquiario di cui ho accennato prima (mi hanno colpito molto tutti i sigilli di cera lacca nella parte posteriore). All’interno di una vetrina sono custoditi dei paramenti sacri due dei quali molto particolari. Entrambi sono stati realizzati nel ‘700: uno, quello bianco, dalle suore con la tecnica della crettatura cioè inamidando la stoffa per poi pizzicarla con le dita in modo da creare l’effetto pieghettato e l’altro di velluto verde di molto pregio. Sempre in Sagrestia si trova un drappo da processione dell’800 realizzato dal gruppo donne della Contrada.

Dalla Sagrestia ci siamo spostati nella Stanza dei Ricordi e di Memorie dove sono esposti i regali ricevuti da altre contrade tra cui un tamburo ricevuto in dono dalla contrada dell’Istrice per la vittoria del 1996 arrivata dopo 41 anni di digiuno.

Da qui siamo andati nel Museo della Contrada e devo dire che io, come anche tutte le persone che stavano facendo la visita insieme a me, siamo rimasti molto colpiti dalla disposizione attenta e funzionale di ogni oggetto. Sembrava di essere in un Museo di quelli prestigiosi nel senso che ogni cosa è custodita all’interno di teche a incasso con illuminazione dedicata in modo da valorizzare in maniera ottimale il proprio contenuto. Anche la scala leggermente a spirale che collega i diversi piani del Museo conferisce un che di avanguardia agli ambienti. Davvero complimenti a chi ha progettato il tutto.

Nel piano superiore si trovano vari arredi sacri sui quali spicca l’incisione di un piccolo bruco ad indicare che quegli oggetti erano stati commissionati appositamente per questo Oratorio e quindi non sarebbero potuti essere esposti in altri luoghi; diversi esemplari di monture appartenenti a periodi diversi (come ho già avuto occasione di dire in un altro post le monture più antiche esistenti risalgono al 1839 dopo di ché sono state rinnovate nel 1904, 1928, 1955, 1981 e 2000). La cosa che colpisce guardando le monture di epoche diverse è come sia aumentata progressivamente l’altezza media delle persone. Insieme ad alcune monture ci sono anche delle spennacchiere (la spennacchiera è un oggetto fatto di stoffa con i colori della Contrada che viene posto sulla fronte del cavallo. In teoria se un cavallo scosso, cioè senza fantino perché magari questi è caduto durante la corsa, arriva al traguardo senza spennacchiera non vince perché non è riconoscibile visivamente la contrada per la quale ha corso. Non è mai successo e se dovesse succedere la nostra guida ci ha fatto capire che sarebbe improbabile negare la vittoria anche perché oggi ci sono tanti altri segni di riconoscimento che determinano l’appartenenza di un cavallo alla contrada a cui è andato in sorte. Lo specchietto di cui è dotata ogni spennacchiera ha la funzione di respingere la sfortuna nel caso in cui questa provi ad avvicinarsi al cavallo) e una teca che contiene un quadretto votivo rappresentante la caduta di Piaggina, un vecchio fantino settantenne che il 2 luglio del 1826 correva per la contrada del Bruco e fu sbalzato da cavallo alla partenza e nella caduta ruppe anche il morso della briglia; ebbe però prontezza di riflessi nello sfilarsi un laccio dalla scarpa e metterla come morso nella bocca del cavallo in modo da poterlo gestire. Ed infatti riuscì a portare la vittoria in Contrada. Accanto a questa tavoletta votiva sono custoditi il morso del cavallo e, anche se estraneo a questa vicenda, una specie di salvadanaio con i colori della contrada con il quale il fantino vittorioso passava a riscuotere i soldi per il suo operato. Oggi si fa in tutt’altro modo..

La visita si è conclusa nel piano inferiore dove si trova la Sala delle Vittorie. Qui occupano un posto d’onore i drappelloni delle ultime quattro vittorie riportate in tempi ravvicinati dal Bruco dopo quel lungo digiuno dal 1955 al 1996. Rivedo con piacere il drappellone del 1996 ispirato alla pop art, quello del 2003, quello del 2005 e quello del 2008. Molto particolare e prezioso quello del 2005 eseguito dalla senese Rita Petti e dedicato a a Pio II (Enea Silvio Piccolomini 1405-1464, senese di nobili origini) per il quale l’autrice ha utilizzato una pasta, le cui componenti sono note soltanto a lei, per dare maggiore realismo alle parti dorate e argentate.

La guida ci ha spiegato che la vittoria del 1996 è stata vissuta come una liberazione e accompagnata dai comportamenti più svariati di eccitazione da parte dei contradaioli, quello del 2003 è stato vissuto come una conferma del fatto che si era ricominciato per davvero a vincere, quelli del 2005 e 2008 sono stati vissuti come forse i contradaioli vorrebbero viverli sempre e cioè con la tranquillità di dire: quest’anno ha vinto il Palio tale contrada, l’anno prossimo o quello dopo si rivincerà noi!

Infine, in questa sala è custodito un crocifisso di scuola duccesca che inizialmente era visibile nella Porta d’Ovile poi è successo che durante la seconda guerra mondiale i brucaioli lo portarono dentro al loro museo per evitare che venisse distrutto e da allora non è stato più riposizionato all’esterno. E’ stato anche restaurato. La proprietà è del Comune e quindi in qualsiasi momento potrebbe richiederlo indietro ma finché non succede è preziosamente custodito qui.

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scritto da Amina


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